Potrebbe essere l’incipit di una barzelletta e invece è una storia vera; la storia di un viaggio che ha avuto origine a ottobre, quando il Faso, ultra trailer per passione e stalker di professione, ci ha proposto di partecipare alla Lavaredo Ultra Trail (120 km e la solita scorpacciata di metri di dislivello)
Per chi non lo sapesse, per parteciparvi non è sufficiente versare un congruo obolo come iscrizione ma si deve anche avere la fortuna (o sfortuna… questione di punti di vista) di essere sorteggiati, in quanto le richieste di partecipazione sono ampiamente superiori ai posti disponibili.
Per tenere a bada il Faso, ma con l’inconfessata speranza di un sorteggio avverso, gli diciamo di sì, un po’ come si fa con i bambini quando ti rompono l’anima e tu gli rispondi “la prossima volta, adesso vediamo, al prossimo negozio, etc.”
Il fatto che poi a giugno ci si ritrovi in macchina in direzione Cortina avrà già fatto capire, anche al lettore più distratto, quale sia stato il risultato del sorteggio.
Auto piena, teste vuote. Siamo in 5: io, il Faso, il Corlatti, il capo gita Tractor e il nuovo entrato Leo, partito il mercoledì dal Regno delle Due Sicilie per unirsi a noi.
Gara prevista per il venerdì sera, noi si decide di partire al giovedì mattina in modo da preparare il tutto con il consueto rigore sportivo che ci contraddistingue; rigore che ci porta a mangiare uno stinco alla Forst di Merano e a bere qualche birra qua e là per Cortina.
Il venerdì invece lo passiamo riposando e studiando la tattica di gara; dopo infinite disquisizioni, il Corlatti, con la proverbiale saggezza di cui ama fare sfoggio, propone di “tirare finchè ne abbiamo e poi si vedrà”; chiaramente noi si aderisce con entusiasmo alla sciagurata idea.
Lentamente si arriva alle 23, l’orario di partenza previsto: centro di Cortina, 1500 atleti festanti, musica di Ennio Morricone che mette i brividi e finalmente… su chen va!
Le prime ore trascorrono con l'alternanza di un po’ di chiacchiere, un po’ di noia perché al buio sembra tutto uguale e anche con l’imprevisto di un bel acquazzone che ci fa entrare una buona dose di freddo nelle ossa.
Poi con la prima luce, come quando su palcoscenico viene aperto il tendone, ecco che lo spettacolo comincia: le Dolomiti appaiono in tutta la loro maestosità.
E’ una bellezza così ammaliante che anche se sei in compagnia finisci per trovarti da solo immerso nei tuoi pensieri; io mi guardo intorno sempre più affascinato e penso che Chi ha messo in piedi tutto questo spettacolo deve essere Uno che la sa davvero lunga.
Sarebbe bello raccontare che la bellezza non fa sentire la fatica, ma come tutti sanno anche le rose più belle hanno le loro spine.
Così, tra un crisi e l’altra, finiamo ognuno per andare avanti del proprio passo accompagnati dalla stanchezza e dal timore di non farcela.
E allora, tra una salita e una discesa, tra una meraviglia e l’altra, alla sera ci si ritrova ancora tutti e quanti a Cortina a riprendere il filo del discorso, come se non ci fossimo mai lasciati.
Che poi del resto la corsa è un po’ come la vita, dove la maggior parte del tempo lo si trascorre con le persone a cui si vuole bene; e tirando le somme quello conta veramente non è fare tutta la strada insieme, ma è arrivare allo stesso Traguardo per poi ritrovarsi per sempre a fare festa.