E’ il primo pensiero che ho avuto domenica mattina guardando Caspoggio dal balcone di casa, dove tutto stava tornando alla normalità, non fosse altro per la parola VUT che veniva pronunciata in ogni discorso.
VUT non è il verso di qualche strano animale: è semplicemente l’acronimo di Valmalenco Ultradistance Trail, evento che blocca l’omonima Valle per un intero fine settimana.
Per farvela breve, si parte alle 23 del venerdì da Chiesa in Valmalenco e si hanno 24 ore di tempo per arrivare a Caspoggio percorrendo quasi tutta l’Alta Via: 90 km dichiarati … e il resto mancia.
Ai nastri di partenza i Selvadec al gran completo; unico fuori gara il Tractor, nell’inedito ruolo di “scopa” a supporto degli atleti più lenti; compito per il quale ci vuole una santa pazienza e quindi immaginatevi il Tractor, con la stessa pazienza di Caronte che traghetta le anime nell’aldilà, che sprona gli ultimi ad avanzare per riuscire a stare nel tempo massimo.
Dicevamo quindi che i Selvadec sono tutti presenti: qualcuno ha già provato più volte a cimentarsi mentre per molti del gruppo si tratta dell’esordio assoluto.
Non è che possa entrare nella testa degli altri, anche perché spesso fatico ad entrare nella mia, però credo che i pensieri siano più o meno uguali per tutti: speranza di arrivare, paura di non farcela. Immagino che ognuno si sia fatto un film nella propria testa e che se lo tenga per sé proprio come si fa con i sogni.
Dunque, alle 23 si comincia, fortunatamente graziati dalla pioggia che ha smesso di scendere giusto una mezz’ora prima di partire.
Attraversiamo prima Chiesa, poi Torre Santa Maria e qualche alpeggio accompagnati da suoni di campanacci e parole di sostegno fino a quando ci si ritrova nel silenzio, con il cielo ormai terso e “così uscimmo a riveder le stelle”.
La nottata mi pesa molto più del solito e non vedo l’ora che albeggi, non tanto per spirito romantico ma per levarmi di torno quella maledetta frontale che mi fa venire il mal di mare; poi, giusto per far capire il mio stato di lucidità mentale, mi ricordo di toglierla dopo quasi un’ora che ha fatto giorno.
Nel frattempo sono rimasto da solo perché ho deciso di limitare le pause al minimo indispensabile; non mi sento un granchè in palla e quindi preferisco portarmi avanti.
Il rimanere solo mi da’ l’opportunità di scambiare qualche chiacchiera con altri atleti che, con il passare delle ore, finiscono per essere sempre gli stessi. Tra l’altro, conoscendo a memoria il percorso, mi posso permettere di dispensare consigli, ovviamente non richiesti e che io per primo non seguirei.
La giornata mi vola e in perfetta tabella di marcia mi ritrovo al Rifugio Zoia dove mi aspettano Silvia e alcuni amici per darmi la spinta finale.
La stanchezza c’è ma il morale è alto e da lì riparto convinto verso il traguardo, che non sta proprio dietro l’angolo, anche considerando il fatto che rimane ancora un po’ di dislivello da fare; cerco di tenere un passo deciso perché ormai il pensiero è quello di finire il prima possibile; fortunatamente le gambe sostengono la mente e in poco meno di 3 ore me la sbrigo arrivando a Caspoggio con un sacco di gente che è lì ad aspettarmi.
Alla spicciolata arrivano anche gli altri e si fa festa tutti insieme, che come già detto in altra occasione è il vero scopo finale di tutta la faccenda.
Ovviamente ce la raccontiamo, ci diciamo sempre le stesse cose e di sicuro andremo avanti a raccontarcele per un anno intero, almeno fino alla prossima VUT.
Ultimo pensiero è per Laura che per cinque maledetti minuti non ce l’ha fatta a rimanere nei cancelli; pochi minuti su una gara che dura ore sono un po’ come quei centimetri di cui parla Al Pacino in Ogni Maledetta Domenica.
Non credo sia proprio una questione di vita o di morte, ma essendoci passato anch’io so benissimo quanto la cosa sia fastidiosa.
Comunque, ci sarà modo per prendersi la rivincita; unica cosa, ci sarà solo da pazientare un po’ ma poi il risultato sarà ancora più gustoso
P.S. per tutti gli abitanti della Valle: non è che possa sempre sapere dove si trovi il Faso…