mercoledì 25 maggio 2022

Non andrà tutto bene ma...

Caro Alberto,

finalmente riusciamo a festeggiare insieme.

Ormai mi sentivo in colpa per averti trasmesso questa passione così insana, anche perché hai voglia a continuare a raccontarti i ricordi del passato quando il presente non fa stare allegri.
Va bene avere una fede incrollabile, e per questo ti devo fare i complimenti, ma 11 anni di traversata nel deserto sono stati veramente infiniti.

Qualcuno potrebbe obiettare che la traversata nel deserto più famosa sia durata 40 anni però almeno lì non c’erano gli altri che vincevano ma soprattutto c’era Mosè che qualcosa di miracoloso ogni tanto lo tirava fuori.

Un po’ la speranza l’avevo persa anch’io perché quando sei in mezzo al deserto e vedi tutto arido non pensi sia possibile che qualcosa possa cominciare a germogliare.

Ero così rassegnato che non mi ero reso conto che qualcosa di magico cominciava a prendere forma; eppure da mesi avevo una sensazione strana, quella tensione prima delle partite che mi ha riportato ad essere ragazzino; una serie di rituali da ripetere ogni volta perché “tanto non cambia nulla, però non si sa mai”.

Sai Alberto, più passavano le partite e più la speranza cresceva; in alcuni momenti ho avuto anche paura che non ce l’avremmo fatta e la cosa che più mi dispiaceva era l’idea di non poter festeggiare insieme.

C’era una tradizione da portare avanti; come aveva fatto il nonno con me io volevo fare con te: anche lui mi raccontava del suo Milan e con lui abbiamo festeggiato il mio.

Che ansia domenica e che liberazione a fine partita: che bello andare in giro con te e che bello sentirsi ancora ragazzino.

Adesso sono felice perché anche tu un giorno potrai raccontare del tuo Milan, del Milan di Pioli, di Theo e di Tonali; insomma il Milan dei tuoi eroi che per te saranno immortali e più passeranno gli anni e più ti sembreranno forti.

E’ una ruota che gira, perchè alla fine il calcio è una metafora della vita: gioie e delusioni, vittorie e sconfitte, ricordi da condividere o più semplicemente, per quel che mi riguarda, una questione di famiglia.

Caro Alberto, che questa lunga traversata ti serva da lezione: nella vita come nel calcio, non è vero che tutto andrà sempre bene; però quello che devi ricordare è di non perdere mai la speranza, la speranza che dopo Istambul ci sia sempre Atene.

 Il tuo papà

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