martedì 31 maggio 2022

A che tante facelle?

Ogni allenamento notturno che si rispetti è preceduto da una serie infinita di messaggi per decidere come vestirsi, cosa mettere nello zaino, cosa portare da mangiare, varie ed eventuali.

Se si andasse a ripescare tra i messaggi scambiati nelle occasioni precedenti ci sarebbero tutte le risposte a tutte le domande possibili e immaginabili ma evidentemente ci sono dei rituali da rispettare e quindi anche questa volta non si fa eccezione.

Cominciamo già a scriverci qualche giorno prima e la frequenza dei messaggi si fa sempre più elevata all’avvicinarsi dell’appuntamento. Dobbiamo capire come apparecchiare la tavola: il nostro menù prevede una cinquantina di km con un dislivello imprecisato; il ritrovo è per le 19 e l’incognita è il meteo.

Stranamente questa volta siamo solo in tre: io, Manuele (detto il Finto Umile perché finge sempre di non essere in forma) più un altro Cavallo pescato chissà dove che so già che metterà a dura prova le mie gambe.

Partenza da Chiesa Valmalenco, discesa verso Torre Santa Maria per poi salire al Rifugio Bosio e poi … e poi si vedrà in base al tempo.

Percorso che ormai conosco a memoria perché ricalca la prima parte della VUT (Valmalenco Ultra Trail) e che perciò, tra ricordi delle partecipazioni passate e un po’ di ansia perché tra un paio di mesi sarò ancora in ballo con la gara, non è che proprio muoia dalla voglia di farlo. Aggiungiamoci poi che fa decisamente caldo ed ecco che già si può immaginare il mio stato d’animo nell’affrontare tutta la faccenda.

Per fortuna il ritmo non è così elevato e, tra una chiacchiera e l’altra si arriva ai Piasci, che dal mio punto di vista è uno dei punti più panoramici di tutta la Valle; punto così panoramico dove ci stava anche un bel rifugio che da un po' hanno pensato bene di chiudere; giusto il tempo di fare qualche foto che si riparte e in una quarantina di minuti si arriva al Rifugio Bosio dove Cesare, il gestore, ci offre un bel caffè e prova anche a tentarci con un grappino.

A malincuore diciamo di no e ripartiamo; nel frattempo ha fatto buio e il freddo comincia un po’ ad entrarci nelle ossa e quasi si rimpiange di non esserci fermati a fare serata…

Intanto cominciano a vedersi in lontananza i primi lampi e quindi scendiamo verso Primolo con l’intenzione di arrivare almeno a Chiareggio: se proprio dobbiamo prendere acqua almeno che si eviti di prenderla su sentieri in alta quota.

E poi qualcuno “saggiamente” afferma che considerato il meteo si accontenterebbe di fare anche “solo” una cinquantina di chilometri…

E intanto che questi benedetti chilometri corrono, il mio stomaco è sempre più sottosopra, di certo non aiutato dal fatto di continuare a mangiare e bere schifezze di ogni tipo.

Faccio fatica anche se sono in discesa e cerco di distrarmi guardano le luci dei paesi che brillano in mezzo al buio della vallata.

Finalmente arriviamo a Chiareggio e a malincuore rinunciamo ad una parte del giro perché i lampi si fanno sempre più vicini.

Sopra di noi invece una stellata davvero mozzafiato; un qualcosa che fa pensare all'infinito e al cui cospetto ci sente davvero dei miseri granelli di polvere.

Penso a Leopardi, al Canto Notturno e alla domanda “a che tante facelle?”; già, chissà quale sarà il senso di questo spettacolo, gratuito peraltro; sempre uguale e sempre così diverso. 
Ci sono solo le stelle da interrogare, nessuna Luna, però un po' pastore errante mi sento ugualmente.

Intanto che guardo penso, intanto che penso corro; e finisce che mi ritrovo solo con i miei pensieri che spaziano dai misteri del Creato a cose senza senso.

Tra un pensiero e l’altro, da Chiareggio si prende la via di casa facendo gli ultimi km su una lunga striscia di asfalto che non sarà una cosa romantica ma almeno si fa prima e magari si arriva a casa prima che cominci a piovere.

Finalmente si arriva a Chiesa, si beve una birretta prima di salutarsi , e intanto che gli altri due fortunati si ritirano in casa, a me tocca fare da solo il sentiero che da Chiesa porta a Caspoggio; giusto un centinaio di metri di dislivello; poca roba penserete voi, ma a volte le cose piccole riescono ad essere le più fastidiose: non so se avete presente un moscerino nell’occhio; ecco, poca roba, eppure…

Mi trascino stancamente su per il bosco, ogni tanto sento il fruscio di qualche animale che si sposta e il richiamo di qualche uccello notturno, ma sono così stanco che non riesco nemmeno ad avere paura.

Un quarto d’ora di passione e arrivo a casa: penso che tra un paio d’ore farà di nuovo chiaro, che è ora di farsi una doccia e soprattutto che forse è il caso di andare a dormire.

Fatico a prendere sonno e l'unica cosa che riesco a pensare è che domani è un altro giorno...

mercoledì 25 maggio 2022

Non andrà tutto bene ma...

Caro Alberto,

finalmente riusciamo a festeggiare insieme.

Ormai mi sentivo in colpa per averti trasmesso questa passione così insana, anche perché hai voglia a continuare a raccontarti i ricordi del passato quando il presente non fa stare allegri.
Va bene avere una fede incrollabile, e per questo ti devo fare i complimenti, ma 11 anni di traversata nel deserto sono stati veramente infiniti.

Qualcuno potrebbe obiettare che la traversata nel deserto più famosa sia durata 40 anni però almeno lì non c’erano gli altri che vincevano ma soprattutto c’era Mosè che qualcosa di miracoloso ogni tanto lo tirava fuori.

Un po’ la speranza l’avevo persa anch’io perché quando sei in mezzo al deserto e vedi tutto arido non pensi sia possibile che qualcosa possa cominciare a germogliare.

Ero così rassegnato che non mi ero reso conto che qualcosa di magico cominciava a prendere forma; eppure da mesi avevo una sensazione strana, quella tensione prima delle partite che mi ha riportato ad essere ragazzino; una serie di rituali da ripetere ogni volta perché “tanto non cambia nulla, però non si sa mai”.

Sai Alberto, più passavano le partite e più la speranza cresceva; in alcuni momenti ho avuto anche paura che non ce l’avremmo fatta e la cosa che più mi dispiaceva era l’idea di non poter festeggiare insieme.

C’era una tradizione da portare avanti; come aveva fatto il nonno con me io volevo fare con te: anche lui mi raccontava del suo Milan e con lui abbiamo festeggiato il mio.

Che ansia domenica e che liberazione a fine partita: che bello andare in giro con te e che bello sentirsi ancora ragazzino.

Adesso sono felice perché anche tu un giorno potrai raccontare del tuo Milan, del Milan di Pioli, di Theo e di Tonali; insomma il Milan dei tuoi eroi che per te saranno immortali e più passeranno gli anni e più ti sembreranno forti.

E’ una ruota che gira, perchè alla fine il calcio è una metafora della vita: gioie e delusioni, vittorie e sconfitte, ricordi da condividere o più semplicemente, per quel che mi riguarda, una questione di famiglia.

Caro Alberto, che questa lunga traversata ti serva da lezione: nella vita come nel calcio, non è vero che tutto andrà sempre bene; però quello che devi ricordare è di non perdere mai la speranza, la speranza che dopo Istambul ci sia sempre Atene.

 Il tuo papà

lunedì 16 maggio 2022

Incontri strani

A volte mi capita di ripensare a quel giorno; un giorno come tanti altri: sveglia prestissimo per andare a lavorare, mattinata pesante e poi finalmente a mezzogiorno il rientro verso casa.

Facevo la solita strada, “devo fare in fretta”, pensavo, “che magari pomeriggio ci scappa anche un allenamento”; poi, i casi della vita, mi viene in mente di fare una deviazione per passare a vedere una salitella.

Avevo un presentimento, c’era un po’ di confusione in giro, e qualcosa mi diceva di lasciare perdere; invece no, maledetta curiosità. Ho provato a passare via veloce, ma c’era un gruppo di soldati romani che scortavano un Tizio con la croce, così malmesso che proprio non ce la faceva a tirarsi dietro.

E’ a quel punto che i soldati mi fermano e mi ordinano di aiutarlo a portare la croce; ho pensieri poco gentili nei loro confronti e per un attimo penso di correre via che tanto, “venite a prendermi se ci riuscite”.

Maledetti romani, sempre in mezzo ai piedi a fare i prepotenti; se la portassero loro quella croce che io non ho tempo per queste menate e poi chi sarà mai quel disperato e soprattutto chissenefrega.

Il problema è che tentenno un attimo, giusto il tempo di osservare quell’uomo; veramente un tipo conciato da buttare via, tutto ferito e umiliato, insomma quello che si potrebbe definire proprio un povero Cristo.

Sto per scappare via quando i nostri sguardi si incrociano, anzi la sensazione è che in quel momento il suo sguardo si posi su di me; non mi era mai capitato di incrociare due occhi così vivi, due occhi che ti sembrano penetrare proprio in fondo all’animo; insomma, i classici occhi che ti cambiano la vita.

Finisce che perdo l’attimo giusto per andarmene e quasi senza accorgermene, mi ritrovo con una croce in spalla a fare una salita ad un passo così lento che davvero mi da’ i nervi. Quanto tempo che sto perdendo...

E poi, so già come andrà a finire, sarà una Via Crucis, arriverò tardi e mia moglie che è a casa ad aspettarmi sarà alterata perchè penserà che sono in giro a perdere tempo con qualche disagiato.

Alla fine si arriva in cima, mi sgancio dalla compagnia e posso finalmente tornare; quando rientro in casa mi giustifico con mia moglie raccontando l’accaduto e lei non trova nulla di meglio che farmi notare il fatto che non mi capiti mai di essere fermato da qualcuno di importante; sempre e solo dei perdigiorno; nel frattempo si è fatto tardi, sono le tre del pomeriggio ma il cielo è così scuro che quasi sembra notte e quindi mi tocca anche saltare l’allenamento, tanto più che la terra sembra quasi tremare.

Ormai sono passati anni da quell’incontro e io, Simone da Cirene, mi ritrovo citato in un libro che racconta di un evento incredibile, qualcosa che ha cambiato la Storia dell’Umanità, almeno così dicono.
Io sempre alla ricerca di like sui Social mi ritrovo per puro caso taggato in questa storia che magari un giorno sarà famosa.

La cosa strana però è che nessuno mi conosce con il mio nome perché nel libro hanno scritto solo di un certo Cireneo; e così, quando racconto questa storia, in molti dubitano che si stia parlando di me; mia moglie tra l’altro non perde mai occasione per dirmi che almeno avrei potuto farmi mettere il nome giusto.

E io cosa ci posso fare, le provo a spiegare ogni volta che se ne riparla; le ho anche detto che nel libro parlano di un altro tizio, un altro Simone, che però tutti ormai conoscono come Pietro; e che anche a lui è stato cambiato il nome eppure non mi risulta faccia così tante storie per farselo sistemare. 
Glielo spiego sempre, ma morire mi ascoltasse una buona volta...

mercoledì 4 maggio 2022

Everesting a Caspoggio

 

 Caspoggio (SO)

Sabato 30 aprile 2022 - ore 9.00


Queste sono le coordinate e tutti sono puntuali all'appuntamento; però, per capire quello che sta per accadere, bisogna riavvolgere il nastro e tornare indietro esattamente di un anno.

Già, perchè per ogni storia che si rispetti c'è sempre un inizio: il nostro è stato il 1°maggio del 2021 quando, un po' per caso, un po' per curiosità e un po' per incoscienza,  si fa la nostra prima uscita insieme.

Non ci si conosce ma alla fine ci si trova fin da subito: così, come se fosse una cosa naturale, si percorre tutto il Sentiero del Viandante, una bella scampagnata di una settantina di km da Lecco a Morbegno con qualche migliaio di metri di dislivello.

Si fanno altre uscite insieme, qualche gara e anche qualche sana birra in compagnia (cosa che ovviamente non guasta mai). I mesi passano e si cerca sempre qualche sfida nuova e a un certo punto comincia a circolare nel Gruppo la parola EVERESTING; nessuno cerca di riportare gli altri alla ragione e quindi non rimane che scegliere luogo e data.

In tanti ci hanno chiesto: “Perchè si fa un EVERESTING? “

Per quello che ci riguarda pensiamo che sia una cosa assolutamente senza senso ed è proprio per questo che abbiamo trovato gusto a farla.

Perchè a Caspoggio? Perchè siamo legati alla Valmalenco e perchè la maggior parte di noi ha scoperto il Trail grazie alla VUT; per questo motivo abbiamo pensato che potesse essere un modo per contribuire a promuovere il territorio.

A questo punto non rimane che dare qualche dato statistico, che in un evento sportivo ha sempre un suo perchè.


Percorso: Caspoggio – Piazzo Cavalli

Km complessivi: 98,4

Numero di volte: 12

Tempo di percorrenza Gruppo de I Disagiati: 24 ore 

Dislivello positivo complessivo: 8851 m

Calorie consumate: 13.000 circa

Atleti (o presunti tali) partiti: 10

Atleti arrivati: 6

Staffettisti accompagnatori: 9


FINISHER: Simone Corlatti (Caspoggio), Omar Fanchetti (Castello dell’Acqua), Simone Fasolino (Chiesa Valmalenco), Andrea Galli (Sondrio), Paolo Gelosa (Desio), Manuele Redaelli (Renate)


CHI CI HA PROVATO: Fabrizio, Simone, Lorenzo e Silvio


ACCOMPAGNATORI: Patty, Francesco, Michael, Mirko, Roberto, Alfio, Benny, Davide, Pasquale


Ringraziamo mogli, fidanzate e amici che durante tutta la giornata hanno dato il loro supporto allestendo un punto di ristoro eccezionale.

Ringraziamo tutti gli Sponsor che hanno contribuito a sostenere la nostra iniziativa, con particolare gratitudine ai Ragazzi del Bike Bernina, a Zenith Centro della Montagna e al Comune di Caspoggio.


P.S. Ogni storia ha un inizio e una fine; nel nostro caso per adesso si pensa solo alla prossima impresa da compiere.




24 ore Selvadec

È da tanto che non scrivo, un po' per pigrizia, un po' perché non trovavo niente di interessante da raccontare.  Ho sempre pensato c...