Facevo la solita strada, “devo fare in fretta”, pensavo, “che magari pomeriggio ci scappa anche un allenamento”; poi, i casi della vita, mi viene in mente di fare una deviazione per passare a vedere una salitella.
Avevo un presentimento, c’era un po’ di confusione in giro, e qualcosa mi diceva di lasciare perdere; invece no, maledetta curiosità. Ho provato a passare via veloce, ma c’era un gruppo di soldati romani che scortavano un Tizio con la croce, così malmesso che proprio non ce la faceva a tirarsi dietro.
E’ a quel punto che i soldati mi fermano e mi ordinano di aiutarlo a portare la croce; ho pensieri poco gentili nei loro confronti e per un attimo penso di correre via che tanto, “venite a prendermi se ci riuscite”.
Maledetti romani, sempre in mezzo ai piedi a fare i prepotenti; se la portassero loro quella croce che io non ho tempo per queste menate e poi chi sarà mai quel disperato e soprattutto chissenefrega.
Il problema è che tentenno un attimo, giusto il tempo di osservare quell’uomo; veramente un tipo conciato da buttare via, tutto ferito e umiliato, insomma quello che si potrebbe definire proprio un povero Cristo.
Sto per scappare via quando i nostri sguardi si incrociano, anzi la sensazione è che in quel momento il suo sguardo si posi su di me; non mi era mai capitato di incrociare due occhi così vivi, due occhi che ti sembrano penetrare proprio in fondo all’animo; insomma, i classici occhi che ti cambiano la vita.
Finisce che perdo l’attimo giusto per andarmene e quasi senza accorgermene, mi ritrovo con una croce in spalla a fare una salita ad un passo così lento che davvero mi da’ i nervi. Quanto tempo che sto perdendo...
E poi, so già come andrà a finire, sarà una Via Crucis, arriverò tardi e mia moglie che è a casa ad aspettarmi sarà alterata perchè penserà che sono in giro a perdere tempo con qualche disagiato.
Alla fine si arriva in cima, mi sgancio dalla compagnia e posso finalmente tornare; quando rientro in casa mi giustifico con mia moglie raccontando l’accaduto e lei non trova nulla di meglio che farmi notare il fatto che non mi capiti mai di essere fermato da qualcuno di importante; sempre e solo dei perdigiorno; nel frattempo si è fatto tardi, sono le tre del pomeriggio ma il cielo è così scuro che quasi sembra notte e quindi mi tocca anche saltare l’allenamento, tanto più che la terra sembra quasi tremare.
Ormai sono passati anni da quell’incontro e io, Simone da Cirene, mi ritrovo citato in un libro che racconta di un evento incredibile, qualcosa che ha cambiato la Storia dell’Umanità, almeno così dicono.
Io sempre alla ricerca di like sui Social mi ritrovo per puro caso taggato in questa storia che magari un giorno sarà famosa.
La cosa strana però è che nessuno mi conosce con il mio nome perché nel libro hanno scritto solo di un certo Cireneo; e così, quando racconto questa storia, in molti dubitano che si stia parlando di me; mia moglie tra l’altro non perde mai occasione per dirmi che almeno avrei potuto farmi mettere il nome giusto.
E io cosa ci posso fare, le provo a spiegare ogni volta che se ne riparla; le ho anche detto che nel libro parlano di un altro tizio, un altro Simone, che però tutti ormai conoscono come Pietro; e che anche a lui è stato cambiato il nome eppure non mi risulta faccia così tante storie per farselo sistemare.
Glielo spiego sempre, ma morire mi ascoltasse una buona volta...
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